DANTE PRECURSORE DI FREUD

Nel mio prossimo libro su Dante, che è in fase già avanzata di scrittura, affronterò anche il tema dei sogni di Dante nella Commedia. Anticipo in questo articolo alcune considerazioni. Sogno. Questa parola è stata trovata 7 volte nell’intera Commedia. Ancora una volta, come in altre occasioni, sorge il dubbio se questo numero di ricorrenze sia casuale o voluto. Sogna. Questa espressione verbale è stata ancora trovata 7 volte nelle tre diverse Cantiche. Ancora una delle tante coincidenze numeriche?
Proseguendo con le strane coincidenze, posso aggiungere che le visioni del poeta nella Vita Nuova, da sveglio o in sogno, sono esattamente sette (numero sacro). Nel numero di sette (guarda caso) saranno anche le perdite di coscienza di Dante nella Commedia (tre svenimenti e quattro sonni; questi ultimi tutti nel Purgatorio, ma di cui l’ultimo, nel Paradiso Terrestre, è senza sogni). Tutte queste perdite di coscienza sono state sempre interpretate come “passaggi iniziatici”, ovvero mutamenti psicologici importanti nel percorso di Dante viaggiatore, che subisce in questi passi una trasformazione. Tuttavia, mentre i tre passaggi dell’Inferno sono rappresentati da “alto sonno” (simbolo di morte), i primi tre sogni del Purgatorio sono dominati dal sogno che descrive simbolicamente il passaggio a cui il “viator” è sottoposto. I tre sogni del Purgatorio sono posti in maniera simmetrica e simbolica: al canto IX, al XVIII e al XXVII. Il simbolismo del numero nove richiama ovviamente alla gentilissima Beatrice.

 

Ai tempi di Dante la visione medioevale della Chiesa assunse, quindi, un atteggiamento ambivalente nei confronti dell’attività onirica. I sogni, sulla base di alcuni brani della Bibbia, venivano considerati esperienze preziose perché consentivano di predire il futuro. Tuttavia, Tertulliano (155-230) aveva scritto nel De Anima una classificazione i sogni, suddivisi in quelli mandati da Dio, quelli indotti dal demonio, quelli provenienti dall’anima e dal corpo. Per questo il sogno era considerato anche come una esperienza inquietante, perché la sua natura poteva essere maligna e demoniaca. D’altronde un sogno profetico era stato quello di Costantino (in hoc signo vinces) e, nella Chanson de Roland Carlo Magno ha ben quattro sogni profetici. Macrobio (390-430) distinse cinque tipi di sogni: insominum e visum erano solo manifestazioni di esperienze presenti o anteriori e non richiedevano interpretazioni. Oraculum, visio e somnium avevano invece valore profetico e andavano decifrati. Questa classificazione venne riscoperta nel medioevo.
Nel Medioevo Papa Gregorio II (669-731) proibì addirittura l’interpretazione dei sogni, pena la morte. Difatti nei sogni potevano manifestarsi le oscenità del peccato e le tentazioni del demonio. Uno di questi esempi di tentazione notturna, di natura sessuale, è costituita dai sogni di sant’Antonio. I sogni dovevano essere tenuti sotto controllo, il cibo e il vino potevano favorire sogni peccaminosi. La letteratura laica medioevale non trascura il tema del sogno. In fondo il diffusissimo Roman de la rose, di cui abbiamo già parlato, è di fatto un romanzo onirico. Come di solito, è Agostino a svolgere un ruolo importante anche in questo ambito. Nella sua conversione i sogni sono fondamentali in quanto viene predetta da un sogno della madre. Agostino ha la visione auditiva del «tolle lege». Le sue Confessioni si possono interpretare come un’autobiografia onirica. In seguito, il pensiero di Agostino si evolve con un atteggiamento di diffidenza. Nel De Genesi Ad Litteram (414) divide i sogni in veri e falsi. I veri si dividono in chiari e simbolici, come per i pagani. Secondo Agostino nei sogni falsi l’anima resta turbata, mentre resta tranquilla in quelli veri. Questa visione diffidente di Agostino condiziona tutto il pensiero dei pensatori cattolici che lo
seguirono. Anche su questo argomento Dante dimostra la forza della propria personalità e l’originalità del proprio pensiero. Pur essendo perfettamente integrato nella cultura del suo tempo, egli riesce a trovare un percorso intellettuale suo personale, che parte da questo contesto per approdare a un nuovo approccio, che si rivelerà modernissimo e ancora oggi attuale. Questa sua originalità riguarda la sua visione della sessualità che non si appiattisce nella mortificazione della carne, ma parte dal corpo per fonderlo con lo spirito. Così pure nella sua concezione dei sogni, egli non li guarda con la diffidenza agostiniana, ma anzi li fa diventare parte integrante del suo racconto.
L’erotismo sottile di Dante emerge anche in alcuni brani apparentemente solo dottrinali, in cui le sue pulsioni inconsce fanno capolino in maniera più evidente. Dante, nella Commedia, descrive i propri sogni e utilizza spesso le metafore del sogno. Da quello che dice, comprendiamo come egli, molti secoli prima di Freud, fosse già un profondo conoscitore dei sogni e delle loro misteriose caratteristiche.
Se a qualcuno l’argomento interessa fatemelo sapere in quanto il tema dei sogni non è mai secondario, in Dante, e offre spunti di riflessione attualissimi. Accetto commenti e suggerimenti.

Potete farmelo sapere su eu.zeff @ gmail.com

 

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