IL RAPPORTO CONFLITTUALE DI DANTE E DEI TEMPLARI CON BONIFACIO VIII

Bonifacio VIII fu un papa con il quale sia Dante sia i Templari ebbero a che fare ricevendone danno. Benedetto Caetani, nato ad Anagni nel 1235, fu papa dal 1294 al 1303 e sin dal suo avvento fu un personaggio molto controverso, caratterizzato da atteggiamenti assai determinati, arrivando sino a una spregiudicatezza estrema che gli procurò numerosi antagonisti, tra cui certamente Dante. Fu lui a indurre e favorire l’abdicazione di Celestino V e a farlo relegare in prigionia, salendo al suo posto al soglio pontificio. Dante certo lo detestava, per diversi motivi. Tanto per cominciare Bonifacio VIII, appena nominato papa, revocò agli Spirituali (tanto cari a Dante) il privilegio di vivere separati dal resto della famiglia francescana, al fine di limitarne l’autonomia. Altro motivo di contrasto, ben più grande, consiste nel fatto che Bonifacio appoggiò il rientro dei Neri in Firenze, provocando di fatto la condanna all’esilio di Dante. Inoltre, questo papa si comportò sempre come un personaggio avido di potere e di ricchezze e anche per questo fu accusato da parte di molti di simonia. Lo stesso Dante, nel canto XIX dell’Inferno, gli riserva un posto tra i simoniaci, malgrado nel 1300, nel momento in cui è ambientata la Commedia egli fosse ancor vivo.

« […] Se’ tu già costì ritto, / se’ tu già costì ritto, Bonifazio? /Di parecchi anni mi mentì lo scritto./ Se’ tu sì tosto di quell’aver sazio / per lo qual non temesti tòrre a ‘nganno / la bella donna, e poi di farne strazio? »
(Inferno, Canto XIX, 52-57)

Dante mette queste parole al papa Niccolò III, anche lui dannato tra i simoniaci che sono condannati a stare a testa in giù in pozzi circolari e con i piedi lambiti da fiamma. Niccolò III non potendo vedere in faccia Dante, ma sentendolo avvicinarsi, crede che si tratti Bonifacio VIII, predestinato a tale pena. Grazie a questa trovata artificiosa e beffarda Dante quindi colloca Benedetto Caetani nell’Inferno, quando era ancora in vita. Dante non presenta mai direttamente Bonifacio in tutta la Commedia, ma lo dipinge indirettamente, facendolo nominare prima da un papa, poi da un frate, poi dal trisavolo del Poeta e infine da San Pietro (il suo primo precursore) in una serie di invettive in cui Benedetto Caetani è presentato come figura perversa e destinato alla dannazione eterna. I Templari a loro volta ebbero a che fare direttamente con Bonifacio nel 1298 quando questi era in difficoltà finanziarie procurategli dal conflitto con i cardinali Colonna. Per questo motivo egli chiese un sussidio di 12.000 fiorini d’oro ai Cavalieri Templari e all’Ordine degli Ospedalieri. Anche se la cifra era ingente l’Ordine del Tempio pagò subito, disciplinatamente, obbediente alla propria regola di ritenere il papa come padrone dell’Ordine, subito dopo Gesù Cristo. Gli ospedalieri, trovando qualche scusa, versarono molto meno e Bonifacio dovette  contentarsi dell’erogazione dei Templari che anche in questo caso si dimostrarono fedeli al proprio codice d’onore e rispettosi dell’autorità pontificia, indipendentemente al personaggio discutibile che in allora la ricopriva. Certo anche di questa vicenda Dante era informato, in quanto proprio in quegli anni molto impegnato politicamente. Probabilmente anche questo dovette essere un motivo in più per la propria disapprovazione dei comportamenti poco dignitosi di Bonifacio VIII.

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