Una delle accuse più pesanti fatte ai Templari all’interno del processo, allestito da Filippo il Bello nei contro il loro ordine, era quella del rinnegamento della croce e i fenomeni di malcostume, durante la cerimonia di iniziazione. Le fonti storiche relative a queste accuse sono contenute per la maggior parte nei verbali del processo, costituito da testimonianze rese sotto tortura e documenti costruiti ad arte.
Nel corso degli anni, tuttavia, gli storici hanno addirittura allestito un catalogo di tutte le accuse e di tutte le deposizioni e queste confrontate tra di loro, esaminando gli episodi ricorrenti all’interno di esse e confrontandoli con quella che era la normativa templare precedente, conservata in manoscritti anteriori. Questo ha consentito agli storici di ricostruire meglio la vicenda e chiarire che in cosa consisteva in realtà questo cosiddetto RITUALE “OMBRA”.
Quello che si verificava, subito dopo l’iniziazione, era che il cavaliere templare venisse condotto in un posto isolato e il precettore gli diceva: “Signore, tutte le promesse che ci avete fatto sono solo parole. Adesso dovete dar prova di voi con i fatti”. Quindi, senza fornirgli alcuna spiegazione, gli mostrava un crocifisso e gli ordinava di rinnegare Gesù Cristo e sputare sulla croce. Il neofita restava esterrefatto e, se tentava di non obbedire, gli veniva ricordato che aveva appena giurato di prestare “estrema obbedienza” ai propri superiori e adesso osava già disobbedire. L’analisi delle diverse deposizioni al processo mostra che la maggioranza dei templari si rassegnava ad obbedire, magari sputando di lato. Solo pochi si rifiutavano assolutamente e, dopo forti e violenti contrasti, non gli si chiedeva più oltre. Tuttavia, la maniera in cui il neo adepto aveva reagito a questa prova costituiva certo un elemento di valutazione sul suo carattere e sulle sue reazioni in caso di grande difficoltà.
Perché era stata instaurata e portata avanti negli anni questa particolare prova? Innanzitutto la tradizione originale dei templari, ispirata da Bernardo da Chiaravalle, consigliava di sottoporre i candidati a una “prova” per valutarne l’indole e il carattere. Da questo ha origine la “prova di fedeltà” richiesta ai cavalieri, immediatamente dopo la loro iniziazione. Uno dei punti da verificare era l’obbedienza assoluta. Dei militari, come i monaci templari, dovevano possedere una elevata disciplina e questa doveva essere fondata sull’assoluta obbedienza ai loro superiori. Inoltre gli Statuti dei Templari prevedevano che i cavalieri non dovessero mai abbandonare il campo di battaglia e, piuttosto che arrendersi, sacrificare la propria vita. Dopo, il precettore dava al neofita il bacio della fratellanza monastica sulla bocca (come in tutti gli altri ordini monastici) ma dopo vi aggiungeva due baci sull’ombelico e sui glutei pretendendo di riceverli anche lui. Dopo il precettore invitava il templare a non avere rapporti con le donne e a non rifiutarsi ai fratelli se fosse stato richiesto per prestazioni sessuali. Quest’accusa di omosessualità, tuttavia, trova scarsa rispondenza nei verbali. Su mille deposizioni sono state riscontrate solo sei ammissioni di rapporti omosessuali.
La spiegazione che gli storici moderni danno di questo rituale “ombra” è che questo costituisse una tradizione orale e non scritta relativa a una sorta di “codice d’onore” tipico degli ordini militari. Simili tradizioni orali sono state riscontrate recentemente, per esempio, anche in corpi militari moderni, come i marines americani, con prove segrete di iniziazione al dolore e all’obbedienza. Il templare doveva dar prova di obbedienza e di disciplina, anche se questo gli doveva costare grande sofferenza morale. Inoltre, quando i Saraceni catturavano un templare, oltre che a torturarlo lo costringevano a rinnegare Cristo e a sputare sulla croce. Scopo della cerimonia ombra era appunto quello di mettere subito il soggetto in una situazione sconcertante per osservare la sua reazione e, inoltre, a porlo in una situazione di estremo imbarazzo, combattuto tra due doveri: la fede in Cristo e l’obbedienza ai superiori militari. Questa situazione eccezionale avrebbe dovuto mettere allo scoperto le attitudini del templare: il coraggio, la fede religiosa, la disciplina militare, la capacità di autocontrollo, la capacità di operare una rapida scelta in un momento critico. Probabilmente dal suo comportamento il precettore poteva predire quali sarebbero state le reazioni dell’individuo in situazioni critiche come quelle della battaglia. I baci e le provocazioni alla sodomia erano invece degenerazioni del rituale, prodotte nel tempo, legate a una sorta di “nonnismo” anche questo quasi inevitabili in ambienti militari.
Quelli che in partenza sembravano episodi di eresia e di malcostume, a un’analisi obbiettiva e più attenta si sono rivelati dei meccanismi per la formazione e la valutazione dei neofiti templari. Pratiche che, poi, per mancanza di un disciplinare ufficiale e un affievolirsi della spinta iniziale, nel corso degli anni degenerarono in pratiche quasi folcloristiche di cui gli stessi templari sembravano aver perso il vero significato originario.